Qui non vieni mai per la prima volta e quando te ne vai non lo fai per sempre.
Malek Haddad

Gli animali della fattoria

Pecora Quadricorna

Nome dialettale: Cifra

Razza reliquia ad altissimo rischio estinzione

Caratteristiche

Ovino di taglia media, 70-80 cm; da adulto può raggiungere il peso di 45kg. Il vello può presentarsi come bianco, nero, rossastro, grigio; uniforme o anche pezzato. Le orecchie sono lunghe e strette. Presenta quattro corna, ma possono anche non manifestarsi. Caratteristica tipica dell’animale è quella di riuscire ad accumulare grasso nella coda al fine di raccimolare una risorsa in più nella scarsità del pascolo di alta quota. Tale caratteristica tuttavia scompare in animali allevati in territori più agevoli e con un sostentamento costante.

Attitudini

Pecora trivalente la cui attitudine principale è la produzione di latte e successivamente di carne. Residuale la produzione lana. Con il suo scheletro forte, l’agile conformazione e la capacità di accumulare grasso per resistere a lunghi periodi di digiuno, è particolarmente idonea al pascolo di montagna verticale. Fonti scientifiche sostengono che se allevato in condizioni soddisfacenti, l’animale dia alta qualità per entrambe le principali attitudini, e risulti molto fecondo.

Testimonianze storiche

Verso la fine del 1300 Niccolò Frescobaldi, un viaggiatore toscano di ottima famiglia, si trova dalle parti de Il Cairo dove incontra ovini con quattro corna e una coda bella grassa da cui lì ne ricavano dello strutto, proprio come noi facciamo con il maiale. Più o meno 400 anni dopo, l’illustre Giuseppe Rosati, medico e pubblico Professore di Agricoltura e Fisica, fermo alla dogana di Foggia segnala che: “tra le altre (pecore) vi erano quelle con quattro corna”. Ma è nel 1905 che viene pubblicato un resoconto dettagliato e quanto più autorevole della Pecora Quadricorna: il Manuale Hoepli di Zootecnia, a cura del prof. Giuseppe Tampellini il quale, oltre a descriverla minuziosamente, inserisce materiale fotografico e illustrazioni di pregevole fattura.

Tampellini è chiaro, grazie ad alcune particolarità fisiologiche siamo di fronte ad una vera e propria razza e non a una sottospecie. Il professore la definisce come Pecora di Siria, o Siriana, a confermare la sua provenienza mediorientale e la colloca su tutta la fascia appenninica, da Reggio Emilia fino al meridione, diffusa in maniera consistente. Grazie alla sua capacità di resistere alle avversità era infatti lo strumento ideale per un’economia povera e marginale come quella dell’allora area montana. Sfruttata a lungo, con l’evoluzione dell’allevamento e la ricerca genetica, la Pecora Quadricorna è stata letteralemente abbandonata, resistendo in maniera incidentale solamente in pochissime aree.

La Valle di Comino (Fr) è sicuramente una di questa dove, fino a non molto tempo fa, era un animale piuttosto comune. Si dice di un pastore che, per identificare inequivocabilmente le sue pecore durante le transumanze estive, allevava solo quadricorna, o meglio, cifre; ma il pastore morì e il gregge fu diviso. Il genoma tuttavia in maniera recessiva è piuttosto diffuso in zona e saltuariamente nascono capi con quattro corna.

Consistenza

Aldilà de Il Gallo Larino non si conoscono allevamenti con percentuali importanti di questa razza.

 

Gallina Ancona

Specie a rischio erosione genetica.

Caratteristiche

Taglia medio-piccola e peso di ca. 3kg  nei maschi e 2,5kg nelle femmine. Piumaggio nero o blu, picchettato di bianco, con riflessi verdastri. La Gallina Ancona si presenta con un collo di media lunghezza, spalle ben arrotondate, ali grandi, petto pieno e prominente. Forte il becco e poco arcuato, di colore giallo con striature nere. Occhi grandi, sporgenti, di colore rosso/arancio. Il gallo ha una cresta con 5 denti, rossa, ben sviluppata e dritta; nella gallina invece è ripiegata dolcemente dopo il II dente. La Gallina Ancona è una razza rustica che si adatta a ogni clima, dal freddo invernale al caldo estivo, senza perdere la sua produzione di uova. Di carattere forte e vivace, ama vivere all’aperto e procurarsi il cibo in libertà.

Attitudini

La Gallina Ancona è indicata principalmente per la produzione di uova e in misura minore per la carne. Il numero di uova è elevato, intorno alle 250 l’anno, il che la rende, per tali aspetti, una delle migliori razze ovaiole. Le uova hanno guscio bianco e quelli prodotti nella nostra fattoria pesano circa 120 g. Caratterialmente la Gallina Ancona ha una gran voglia di libertà; un’indole che la spinge a sdegnare le mangiatoie e procurarsi il cibo autonomamente, a mimetizzarsi tra cespugli, ad andare a dormire sui rami di un albero. Attitudini dimostrate anche dal tipo di piumaggio che favorisce la mimesi, conferendogli una maggior capacità e sicurezza nell’esplorare il mondo. Se rinchiusa infatti la Gallina Ancona tenderà a sviluppare comportamenti aggressivi e nevrosi che possono portare anche a pica e cannibalismo; si sconsiglia vivamente questo tipo di allevamento. Ulteriore caratteristica della Gallina Ancona è il suo bassissimo consumo alimentare, stimato ad 1/3 rispetto razze più comuni. La sua propensione al pascolo, il basso consumo alimentare, la rendono un animale ideale per allevamenti d’alta qualità a basso impatto ambientale.

Testimonianze storiche

Originaria del centro Italia, in quell’area afferente all’antico Stato della Chiesa, pare che la Gallina Ancona fosse fortemente richiesta dai mezzadri proprio per le sue capacità mimetiche. I proprietari terrieri infatti pretendevano il solo allevamento di galline bianche o rosse, ovvero quelle che meglio risaltavano sull’erba durante il conteggio per la spartizione dei beni.

Così il contadino, “scarpe grandi e cervello fino”, trovava nell’Ancona e in quella sua attiduine a vagare libera e mimetizzarsi nella natura, un insostituibile alleato con cui migliorare le proprie condizioni di vita. Tuttavia a darle un nome non sono stati i mezzadri del centro Italia, ma gli Inglesi. Il nome Ancona deriva infatti dal porto di partenza di molti immigrati italiani che a metà ‘800, con una gallina sottobracccio, andavano a cercar fortuna oltre Manica. Appena sbarcata, nel fervente ambiente scientifico inglese, l’Ancona diviene immediatamente una star. A lei sono dedicati libri, pubblicazioni, mostre ed esibizioni; nascono club di appasionati, ottiene il riconoscimento di razza pura. Presto viene conosciuta in tutto il mondo anglosassone e nel 1915 un imprenditore agricolo americano, R.W. Van Hoesen, pubblica un testo importantissimo per la razza: History of Anconas, dove descrive capillarmente caratteristiche e tecniche allevatoriali, indicandola già come particolarmente idonea ad allevamenti all’aperto con basso impatto ambientale. Se dunque state mangiando un uovo di Gallina Ancona potete esser certi che si tratta di un uovo proveniente da allevamento a terra, all’aperto, con ampi spazi di pascolo.

Consistenza

La razza è piuttosto diffusa negli Stati Uniti e in Australia, mentre la sua presenza in Italia è seriamente compromessa. Forse proprio a causa della sua indole libera che mal sopporta gli ambienti chiusi, gli allevamenti di Gallina Ancona in Italia sono esclusivamente a livello amatoriale. L’unico allevamento consistente trovato dalla Facoltà di Vetrinaria dell’Università di Perugia è stato Il Gallo Larino.

Asino Nero dei Monti Lepini

Razza reliquia tecnicamente estinta

Caratteristiche

Asino di taglia media la cui altezza al garrese è di 1,30 m per il maschio e 1,20 per la femmina. Il mantello va dal bigio al baio, con o senza riga mulina e spesso è completamente melanico; il pelo si presenta corto e liscio in estate, medio e folto in inverno. La testa è ben proporzionata ed ha un profilo dritto. Piccoli gli occhi, lunghe, sottili e diritte le orecchie; narici strette e bocca piccola, con labbra sottili e guance forti. La criniera è corta ed eretta. L’Asino Nero possiede un collo forte e proporzionato, il dorso raccolto e robusto, il torace abbastanza sviluppato. Gli arti sono sottili, ma robusti, con zoccoli ben conformati, di forma cilindrica e unghie nere resistentissime. La coda è attaccata

bassa, di media lunghezza e lunghi crini. L’Asino Nero dei Monti Lepini pur essendo di statura leggermente ridotta rispetto le razze più diffuse in Italia, è forte e longevo, di carattere sobrio e dotato di gran pazienza; preferisce allevamenti allo stato brado.

Attitudini

L’Asino Nero dei Monti Lepini ha nel lavoro la sua vocazione principale; particolarmente idoneo alla soma, è stato storicamente utilizzato con questa mansione, anche se oggi, grazie al suo carattere vitale eppur mansueto, è più indicato per attività come la pet teraphy, l’equiturismo, il trekking. Seppur storicamente utilizzato per il lavoro, l’Asino Nero possiede una carne di altissima qualità, utilizzabile per produzioni di nicchia dall’alto valore aggiunto, così come il suo latte, adatto all’uso pediatrico, farmaceutico e cosmetico.

Testimonianze storiche

L’allevamento asinino è stato sempre praticato in Italia centrale, con maggior diffusione delle razze Marchigiana, Romagnola e

Umbra, dalle quali provengono le sottorazze più ridotte della Toscana e del Lazio, come commentano il Faelli nel 1909 e il Mascheroni nel ’29. Quest’ultimo in particolare indica la presenza di asini completamente melanici, ovvero con il pelo uniforme di colore scuro, nelle zone costiere meridionali del bacino Mediterraneo. Notamurzi nel 2000 lo segnala tra le province di Frosinone, Latina e Roma, sui Monti Lepini, dove veniva allevato allo stato brado. La carenza di prove storiografiche relative all’Asino Nero dei Monti Lepini rappresentano un concreto limite per la salvaguardia di questa razza, la quale sta per uscire dalle tutele regionali per le razze autoctone, mentre si tratta di un animale che per caratteristiche potrebbe costituire una concreta risorsa locale da sviluppare per il futuro di queste terre.

Consistenza

Ad oggi esistono circa 25 esemplari dell’Asino Nero dei Monti Lepini, numero che lo rende di fatto “tecnicamente estinto”. 13 di questi animali si trovano al Gallo Larino, gli altri presso alcuni amici allevatori.

Capra Bianca Monticellana

Razza a rischio erosione genetica

Caratteristiche

Capra di taglia medio-grande di cui i maschi raggiungono i 75 Kg. e le femmine i 45kg. per  un’altezza di 85 cm e 75 cm. La Capra Bianca Monticellana ha una testa grande ed espressiva, a volte con profilo leggermente camuso. Guancie piatte mai allargate nella zona mandibolare e una peluria corta, anche se può essere presente un pronunciato ciuffetto frontale. Costante la barbetta, molto pronunciata nei maschi. Possiede grandi corna divergenti e relativamente appiattite lateralmente. Le orecchie sono grandi, larghe, pendenti, semipendenti. Il collo lungo e largo, con tettole nei maschi. Anche il tronco è lungo, con con torace e addome sempre molto sviluppati e ampia groppa spiovente.

Gli arti sono robusti. Si tratta di una capra di rara bellezza il cui fascino negli esemplari adulti è dato da un manto lungo e folto, di colore interamente bianco. Di carattere curioso è un animale dalla forte rusticità. Predilige infatti tipologie di allevamento allo stato brado nel periodo che va dalla primavera all’autunno, con prevalente utilizzo di pascolo naturale erbaceo-arbustivo di macchia mediterranea, mentre nei tre mesi invernali allo stato semi-brado in cui l’alimentazione viene integrata durante il pascolo con fieno e cereali.

Attitudini

La principale attitudine della Capra Bianca Monticellana è la produzione di latte da cui se ne ricavano formaggi di alta qualità, dal sapore delicato e con un bassissimo contenuto di colesterolo. Uno dei più famosi formaggi realizzati con il suo latte è la Marzolina, Presidio Slow Food, un’interessante risorsa per diverse aree della nostra provincia a rischio spopolamento. Attitudine secondaria di questa Capra e per alcuni versi discutibile, è la carne di maschio giovane, il “capretto”, il quale verso i 40/50 giorni raggiunge il peso di 10/12 kg ed è molto apprezzato per il suo gusto.

Testimonianze storiche

Nonostante sia diffusa fin dall’800 sui monti Aurunci e Ausoni tra le province di Frosinone e Latina, e ampiamente riconosciuta dalle tradizioni agricole locali, i doumenti storici relativi alla Capra Bianca Monticellana sono davvero esigui. Il suo nome deriva da Monticelli, nome in uso fino al 1862 dell’odierno comune di Monte San Biagio (LT). Tra gli zoologi è opinone diffusa che si tratti del caprino descritto come “Bianca Romana” ed in seguito mai più segnalato, né tanto meno censito. E’ in corso la pratica per il suo riconoscimento nel Registro Anagrafico come razza autoctona oggetto di tutela.

Consistenza

La Bianca Monticellana è allevata da piccole aziende nel suo areale di riferimento, se ne attestano un migliaio di capi nella zona montana tra Frosinone e Latina. Biagio, l’unico esemplare al momento presente al Gallo Larino, era uno di quei “capretti” destinati a breve vita, da noi acquistato nella primavera 2019 per donargli un’esistenza allegra e quanto più lunga possibile.